Questo articolo è stato pubblicato da ASCCA News – house organ di ASCCA – Associazione per lo Studio e il Controllo della Contaminazione Ambientale
Una nuova edizione della guideline per la valutazione delle performance di contenimento.
La linea guida ISPE SMEPAC dal 2005 il punto di riferimento per i test di contenimento, si rinnova, arrivando alla terza edizione. Dopo 12 anni dall’ultima edizione e più di un anno di lavorazione a opera di un pool di esperti di riferimento internazionale nell’ambito dell’ingegneria, della sicurezza e igiene industriale, il documento sarà presto disponibile come pubblicazione ISPE in questa fine d’anno 2024.
L’industria farmaceutica affronta quotidianamente sfide complesse per garantire, nel rispetto di elevatissimi standard regolatori e normativi, la protezione della salute dei propri operatori e il rispetto dell’ambiente: in questo contesto, la ISPE Good Practice Guide SMEPAC di recente pubblicazione si pone come l’aggiornamento di una best practice che ormai da quasi un ventennio rappresenta il punto di riferimento per la valutazione delle emissioni di particelle aerodisperse provenienti dai sistemi di contenimento. Qui di seguito vediamo brevemente alcuni elementi di novità e di aggiornamento che sono stati oggetto di approfondita indagine e discussione da parte del comitato di redazione durante la preparazione del documento. Rispetto alle edizioni precedenti questa versione aggiornata introduce ad esempio l’applicazione a sistemi complessi, un approfondimento significativo a supporto delle strategie di assessment, una maggiore attenzione alla scelta dei surrogati, un’espansione delle linee guida nell’analisi e l’interpretazione dei dati. Una sezione in appendice con protocolli di test applicati a tecnologie più recenti nel campo del containment completa l’analisi teorica dettagliata nella prima parte. Questi aggiornamenti rispecchiano le esperienze raccolte dall’industria negli ultimi anni, con l’obiettivo di offrire strumenti pratici per affrontare i cambiamenti negli aspetti regolatori e tecnologici della produzione farmaceutica. L’approccio rimane sempre il più pragmatico e flessibile possibile, non prescrittivo, offrendo strumenti che possono essere adattati alla specificità del caso in analisi e delle organizzazioni in cui sarà applicata.
L’ufficializzazione
La prima novità del documento è insita nel titolo stesso della guida, per la quale ora viene adottato ufficialmente l’acronimo SMEPAC (Standardized Methodology for the Evaluation of Pharmaceutical Airborne Particle Emissions from Containment Systems), da sempre utilizzato dagli operatori del settore come nickname per denominare questa best practice. Questa scelta, oltre a dare un definitivo riconoscimento al nome stesso sottolinea fin da subito un ampliamento dell’ambito della Good Practice Guide (GPG), che ora si propone di abbracciare non solo i componenti individuali, ma anche sistemi di contenimento complessi e processi integrati. L’attenzione alla crescente complessità dei sistemi di contenimento utilizzati nell’industria farmaceutica moderna viene infatti esplicitata chiaramente: la guida non si limita come prima a valutare la capacità di contenimento di singole apparecchiature, come ad esempio valvole di trasferimento o glove box, ma estende l’ambito di applicazione a interi sistemi, inclusi quelli in corso di introduzione con il Continuous Manufacturing. Questa espansione risponde alla necessità di adattarsi alle tendenze tecnologiche dell’industria farmaceutica, dove automazione e integrazione di più fasi operative sono ormai realtà consolidate.
Il Containment Performance Assessment come strumento completo di indagine
In questa edizione inoltre il containment test, definito più compiutamente come Containment Performance Assessment (CPA), viene descritto per quello che di fatto è la sua accezione più estesa e di maggior utilità: un vero e proprio strumento di valutazione quantitativa che appoggiandosi su una solida standardizzazione di modalità e condizioni definite, è in grado di generare risultati riproducibili e confrontabili nel tempo. E così il CPA non possiede come unica finalità la semplice misurazione delle emissioni di particelle da un sistema, ma si identifica come uno strumento di indagine completo. La sua funzione principale è quella di garantire che i sistemi soddisfino specifici standard di contenimento sia all’inizio che durante tutto il loro ciclo di vita. Questo può essere raggiunto mediante la definizione, l’analisi dei punti critici del sistema in oggetto e del processo in cui è inserito, una completa progettazione di strategia e modalità di testing, una consapevole analisi dei fattori che possono influenzare i risultati e un’interpretazione dei dati funzionale all’obbiettivo dell’indagine.
Uno degli aspetti centrali del CPA è la sua flessibilità nell’adattarsi a diversi scenari operativi. Per esempio, può essere utilizzato per valutare le prestazioni di nuovi sistemi in fase di progettazione, per confermare le dichiarazioni del produttore riguardo a specifiche di contenimento, oppure per monitorare apparecchiature già installate e operative. In ogni caso, il CPA offre un livello di approfondimento che consente non solo di identificare eventuali lacune nel contenimento, ma anche di sviluppare strategie per migliorare le prestazioni o correggere eventuali problemi.
I materiali di prova
Passando ai materiali di prova la sezione della guida a loro dedicata è stata rivista e ampliata, con attenzione ancora maggiore ai criteri di scelta. Il documento si addentra più nel dettaglio nella valutazione e selezione dei surrogati, le sostanze che grazie alla loro tracciabilità consentono di valutare il grado di contenimento, considerando l’impatto che proprietà chimico-fisiche come solubilità, polverosità e stabilità possono determinare nel simulare con compiutezza le condizioni di propagazione di aerosol sia in stato solido e ora anche liquido. Questa attenzione è basata sulle lezioni apprese dall’industria negli anni recenti, dove si è dimostrato che una scelta inadeguata dei materiali può compromettere l’attendibilità di un test.
Strategia di testing
Proseguendo nell’elencazione, tra gli approfondimenti più rilevanti di questa edizione spicca l’inserimento di un nuovo capitolo dedicato alla strategia di testing, nel quale ciascuno degli elementi di criticità distribuito nei restanti capitoli della guida viene riassunto in un elenco sistematico di step, una sorta di check list che in modo pratico aiuta il valutatore ad affrontare durante l’assessment sia sistemi semplici ma anche installazioni complesse e processi multistep. I dispositivi semplici ad esempio richiedono un approccio più diretto e focalizzato sui punti critici di emissione mentre i sistemi complessi, come linee di produzione integrate, necessitano di una visione d’insieme che consideri le emissioni di ogni componente e le perturbazioni possibili che l’interferenza tra loro può generare, visione che si può ottenere mettendo in campo le competenze multidisciplinari delle diverse figure coinvolte, per esempio ingegneri di sito, operatori, fornitori di tecnologie, igienisti occupazionali e safety di processo. Il capitolo è completato da un esempio di sampling strategy riportato nell’appendice del documento.
Interpretazione dei dati
Un ultimo aspetto rinnovato riguarda l’interpretazione dei dati. La terza edizione offre strumenti più dettagliati per analizzare e gestire i risultati dei test, descritti in una sezione completamente rivista e ampliata, di taglio più pratico. L’intento della sezione è selezionare e valutare i migliori strumenti statistici di analisi dei dati a servizio dell’assessment, cercando di mediare la variabilità intrinseca dei processi di campionamento e analisi, particolarmente importante in un contesto in cui i sistemi di contenimento potrebbero essere confrontati tra loro o monitorati nel tempo. Nel capitolo viene inoltre analizzato il contributo e le modalità di stima dei dati inferiori al limite di quantificazione secondo i metodi di calcolo più aggiornati, vengono date indicazioni su come valutare i dati provenienti dai campionamenti di superficie, viene suggerito come gestire i test non conformi e come dare un’indicazione di periodicità di ripetizione degli assessment durante l’intero ciclo di vita dei sistemi di contenimento. Questo perché l’intento dichiarato di quest’ultima versione è dare robustezza all’assessment, dal monitoraggio alla rappresentatività della simulazione, assicurando una registrazione documentale a prova del tempo e permettendo un confronto tra le diverse soluzioni tecnologiche e procedurali in termini di performance di contenimento ottenute.
Conclusione
La produzione di HPAPI (Highly Potent Active Pharmaceutical Ingredients) costituisce un segmento dell’industria farmaceutica globale in rapida espansione, sia nel campo delle small molecules che delle terapie avanzate. Come osservato in un recente articolo su questa stessa rivista [Ascca News 3/2024 – pag. 32] queste sostanze per loro stessa natura necessitano di tecnologie di contenimento e di un approccio strategico di controllo del contenimento che incontri le necessità espresse da tendenze normative di qualità del prodotto e di obblighi in materia di sicurezza e ambiente proiettati verso un costante miglioramento e controllo nell’intero arco di vita di prodotti e processi. Una best practice aggiornata ed ampliata nella sua visione, orientata all’approccio multidisciplinare e capace di aumentare la disponibilità di dati rappresentativi e confrontabili nel tempo potrà essere uno strumento di grande utilità al servizio degli esperti del settore per i prossimi anni.
Questo articolo è stato pubblicato da ASCCA News – house organ di ASCCA – Associazione per lo Studio e il Controllo della Contaminazione Ambientale

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